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MI SENTO IN ANSIA…

«Sento che sta per succedere qualcosa…» 

«Ho ansia che possa andar storto…»

«Come faccio a concentrarmi? Sono così agitato…!»

«Ho l’ansia… di avere l’ansia!»

C’è chi dice che l’ansia sia il disturbo psicologico più diffuso. Questo perché non esiste condizione di sofferenza che, più dell’ansia, ci faccia sentire in difficoltà da così tanti punti di vista contemporaneamente: 

  • fisico: palpitazioni, sudorazione, tremore, vertigini, nausea, sensazione di asfissia;
  • psicologico: paura di perdere il controllo, paura di impazzire, paura di morire;
  • sociale: imbarazzo nelle interazioni, timore nello stringere relazioni.

L’ansia, insomma, può invadere tutte le sfere della nostra vita, rendendo un inferno anche i gesti più quotidiani (come pranzare con gli amici, frequentare un centro commerciale, andare al cinema) o le responsabilità cui siamo chiamati (andare al lavoro, ad esempio).

Chi la prova, o l’ha provata, conosce bene di cosa si tratta: uno stato di agitazione, di preoccupazione costante, che può irrompere all’improvviso o legarsi a un evento specifico (guidare la macchina, prendere l’ascensore, parlare con i colleghi) e durare minuti lunghissimi, talvolta anche ore.

In Italia:

  • Ne soffrono in Italia 2,5 milioni di persone;
  • La spesa nazionale per psicofarmaci ansiolitici ha quasi raggiunto i 400 milioni di euro all’anno.

L’ansia ha un effetto paralizzante: interrompe le nostre attività, interferisce con la realizzazione dei nostri desideri, ci sottrae ad esperienze potenzialmente positive:

Giorgia è consulente d’impresa in una piccola ditta. Deve presentare, al cospetto dell’azienda intera riunita (operai, impiegati, dirigenti), i risultati di un’indagine interna per il perfezionamento di alcuni servizi.
LE SALE L’ANSIA: ha il cuore in gola; sente la fronte imperlata di sudore; le sue mani tremano, e anche la sua voce; la salivazione è azzerata. «Come farò? Devo parlare davanti a tutti!» si dispera. Quando prende la parola, il suo incedere è incerto, balbetta, s’impappina, non guarda in faccia nessuno. Il pubblico sembra mostrare una certa perplessità…

Giorgia si era preparata per bene: la sua ricerca aveva ottenuto il plauso dei suoi capi, era stata apprezzata dall’intero gruppo di lavoro; L’ANSIA HA ROVINATO TUTTO.

Giorgia ha avuto una crisi d’ansia: un crescendo di emozioni e sensazioni negative che l’hanno completamente bloccata.

L’ansia attiva un circolo vizioso: quando sale su, innesca pensieri, emozioni, stati fisici che la rinforzano ulteriormente («oddio, sta andando tutto male, E TUTTI SE NE STANNO ACCORGENDO!»); per questo, liberarsene è difficile.

E come si fa sentire, il nostro corpo, quando proviamo ansia! Quel sudore, quella tachicardia… mai ci rendiamo conto di noi stessi come quando proviamo questa sofferenza.

Il prezzo da pagare è troppo alto perché non ci si intervenga: l’ansia condanna a una vita di stento, di affanno costante, perché riduce il nostro raggio d’azione e fa sperimentare sensazioni emotive e corporee decisamente penose.

Come si può pensare di vivere una vita intera con questa zavorra, questa insopportabile palla al piede?

Il primo passo è circoscrivere la fonte dell’ansia: anche quando ci sembra che si allarghi a macchia d’olio su tutto ciò che facciamo, e che sia immotivata, irrazionale, con un buon lavoro psicologico possiamo individuarne la causa più diretta, nonché, le situazioni più specifiche in cui si fa sentire.

Spesso la fonte di quest’ansia si nasconde nel nostro carattere e ha radici lontane nella nostra storia di vita: c’è stato un tempo in cui abbiamo cominciato a provare ansia in una determinata situazione, e adesso ci portiamo dietro questa modalità di risposta in tante altre occasioni, soprattutto se queste hanno qualcosa in comune con quella originaria; c’è stato un tempo in cui abbiamo percepito il mondo come un pericolo… e non abbiamo trovato il modo di farci forza, di affrontarlo.

Non è mai troppo tardi.