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Vergognarsi del proprio corpo.

La parola body shaming è di provenienza inglese: body sta per corpo, mentre shaming è una derivazione del campo semantico relativo alla vergogna.

È un termine con cui abbiamo cominciato a familiarizzare negli ultimi anni, e definisce una specifica forma di bullismo: quella contro il corpo degli altri.

Per body shaming , più precisamente, s’intende l’atto di deridere qualcuno per il suo aspetto, prendendo di mira caratteristiche fisiche come:

  • sovrappeso;
  • “eccessiva” magrezza;
  • scarsa avvenenza;
  • dimensioni dei caratteri sessuali, come il pene o i seni;
  • “anti-estetismi” come l’acne o la psoriasi.

Non è un fenomeno che riguarda soltanto l’adolescenza, eppure, l’adolescenza finisce per essere particolarmente colpita da questa tendenza per due motivi:

  1. il bullismo, quasi sempre, è un comportamento gruppale più che un’azione individuale, e in adolescenza il gruppo è la dimensione esistenziale più ricercata dai ragazzi;
  2. il body shaming avviene online per larga parte, propagandosi attraverso “aggregatori social” come Instagram, TikTok, WhatsApp, Snapchat, Facebook (v. cyberbullismo);

Anche i numeri confermano questo trend: le statistiche segnalano che il 94% degli adolescenti dichiara di essere stata vittima di vero e proprio body shaming, e il 64% riferisce di essere stato oggetto di scherno e commenti umilianti sul proprio aspetto fisico.

Sia il gruppo, sia i canali social, diventano spesso una cassa di risonanza privilegiata dei comportamenti di body shaming in adolescenza, perché iper-valorizzano il confronto con l’altro: un confronto che vede, sistematicamente, qualcuno al di sopra e qualcuno al di sotto di determinati standard estetici.

Ogni cultura insegue determinati canoni di bellezza, ma oggi più di ieri, i modelli proposti dai social network e dai social media hanno sviluppato una vera e propria corsa alla perfezione, del tutto irrealistica.

Gli effetti del body shaming in adolescenza

Il corpo, in adolescenza ma non solo, è uno dei canali di espressione di se stessi più intimi, e più legati al proprio senso di sé.

Fare a pezzi il corpo altrui, così come accade nelle condotte di body shaming, significa compromettere l’autostima altrui in una delle sue radici più profonde.

Noi siamo il nostro corpo.

O perlomeno, è questa la convinzione di molte persone (e di molti adolescenti, soprattutto).

Le vittime di questo bullismo del corpo sviluppano un senso di inadeguatezza personale tale da demolire la propria immagine di sé e predispone a disturbi alimentari, come l’anoressia, la bulimia o il binge eating: il cibo diventa una consolazione nei confronti della tristezza, o una soluzione ai problemi d’autostima

Bersagliare l’aspetto fisico vuol dire, insomma, colpire il senso più profondo di se stessi.

Attacchi così consistenti alla propria immagine corporea sono in grado d’incidere profondamente anche sulla sfera intima e sessuale di una persona in crescita: un corpo mal giudicato diventa un corpo indegno da non mostrare né far toccare.

«Non posso farmi vedere, sono così brutto!»

Una rappresentazione di se stessi come indegni dell’amore altrui distorce anche la possibilità di approcciarsi e di avvicinarsi agli altri.

Body shaming, adolescenza, psicoterapia

La psicoterapia in adolescenza può intervenire sulle conseguenze del body shaming? Come?

In generale, la psicoterapia nei confronti della vittima di bullismo (il body shaming, è bene ricordarlo, si assimila bene alle più note condotte di bullismo) agisce su un doppio livello:

  • il presente: la psicoterapia permette di ricalibrare le distorsioni prodotte nell’immediato dai comportamenti subiti di body shaming, consentendo il recupero di un’immagine di sé più realistica e meno legata al giudizio altrui;
  • il passato: la psicoterapia ammorbidisce le rigidità che si sono prodotte nel corso dell’esperienza, e dà come una seconda chance di risoluzione dei conflitti e delle ferite interiori che, nel presente, fanno sì che i giudizi altrui diventino giudizi anche personali.

C’è chi dice che il bullo ha bisogno di una vittima, e senza di essa, il bullismo non può esistere.

È una frase che suona lapidaria e anche eccessivamente dura nei confronti di chi subisce atti di bullismo, come il body shaming, ma rende anche l’idea del fatto che parlare di bullismo significa parlare di vittime, e che dove non è possibile agire su chi compie l’atto, è un dovere intervenire su chi lo subisce.

Ciò che non va mai dimenticato, quando si parla di psicoterapia in adolescenza, è che intervenire in tempo significa, allo stesso tempo, migliorare il presente e garantire un futuro più sereno.

Francesco Rizzo

Psicologo Psicoterapeuta Padova

Psicologo Psicoterapeuta Padova