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Il passaggio dalle superiori all’università

L’adolescenza è forse la stagione della vita che più delle altre pone il soggetto umano di fronte a passaggi fondamentali della sua esistenza.

Uno di questi passaggi è quello dalle scuole superiori all’università.

Una “transizione” piuttosto delicata:

l’iscrizione all’università è l’iscrizione al mondo degli adulti.

O perlomeno, è il primo step del percorso. 

Si può dire che l’adolescenza è la vera e propria anticamera dell’età adulta

L’iscrizione all’università è una scelta che senz’altro è in grado di condizionare questa evoluzione di crescita:

  • dalla scelta dell’università può dipendere la prospettiva occupazionale futura;
  • dalla scelta dell’università dipende una fetta importante dell’autostima dell’adolescente futuro adulto.

Soffermiamoci un attimo di più sul secondo punto. 

Nel passaggio dalle scuole superiori all’università, che segna anche il passaggio dall’adolescenza alla post-adolescenza, il ragazzo rimette in gioco le “esperienze di performance” collezionate negli anni precedenti.

Vale a dire: nella scelta dell’indirizzo universitario – o nella scelta di non iscriversi all’università – l’adolescente è influenzato dalla storia dei suoi successi e insuccessi scolastici, e dal modo in cui queste esperienze hanno “impattato” sulla sua identità.

Adolescenza e senso di autoefficacia

Le varie esperienze di vita compiute in adolescenza contribuiscono a conformare l’identità e il senso di sicurezza del ragazzo. 

Per esperienze intendiamo soprattutto 

  • la socializzazione con i coetanei;
  • la gestione, su un piano concreto ma anche su un piano emotivo, del carico scolastico nel corso degli anni: compiti, interrogazioni, esami… 

All’interno della scuola, l’adolescente costruisce una porzione consistente della sua vita e della sua identità.

Parlare di autoefficacia significa parlare del senso personale di essere in grado di fare le cose: ad esempio, nel nostro caso, essere in grado di avere successo nella propria formazione.

L’iscrizione all’università mette l’adolescente di fronte a una domanda esistenziale fatidica:

«Sono in grado di avere successo?»

Per successo, si badi bene, non è da intendere la perfezione o l’eccellenza assoluta.

Si deve intendere, piuttosto, la sensazione di poter “riuscire” con serenità.

La risposta a questa domanda dipende da fattori personali e da fattori esperienziali:

«Come sono andato nelle mie precedenti esperienze formative?»

E la risposta a questa domanda condiziona fortemente la scelta sull’università.

Cosa indica davvero la scelta universitaria?

La scelta su cosa fare dopo la scuola è soggettiva, nel senso che ciascuno dà un significato personale alla possibile iscrizione all’università (o alla non iscrizione).

Sicuramente, questo tipo di decisione offre una finestra di osservazione notevole sulla personalità del proprio figlio

Il punto è proprio che iscriversi o non iscriversi all’università significa confrontarsi o non confrontarsi con un passaggio fondamentale della vita adulta

Si può ben capire che una considerazione del tipo

un indirizzo universitario vale l’altro… 

denota una gestione del senso della scelta molto diversa da una riflessione del tipo

scelgo di iscrivermi a ingegneria perché voglio garantirmi un futuro di successo, personale ed economico…

o ancora da un’esclamazione come

iscriversi all’università è inutile, conta cominciare a lavorare fin da subito!

All’interno di queste scelte possono annidarsi questioni identitarie profonde, che se non colte nella maniera giusta possono dar vita a stress emotivi rilevanti:

«Che succede se mi rendo conto che l’università che ho scelto è troppo dura? »
«Che succede se mi rendo conto che non mi riesce nulla delle materie che ho scelto di studiare?»

Un adolescente con sufficiente senso di autostima e autoefficacia sarà in grado di superare con serenità un impasse di questo tipo, o anche di modificare la propria decisione, magari scegliendo un nuovo indirizzo di laurea.

Sarà, cioè, in grado di mantenere intatta la propria considerazione di sé anche di fronte a quello che potrebbe percepire come un piccolo fallimento personale

Un adolescente con un’immagine di sé deficitaria, alle prime difficoltà, potrebbe invece “bloccarsi” a tal punto da non riuscire né a continuare l’università scelta, né a riflettere su una nuova iscrizione altrove.

Quello appena descritto è solo un esempio, che lascia il tempo che trova.

Il punto fondamentale è che la scelta universitaria è il frutto di ciò che il ragazzo crede di se stesso.  

Per questo la decisione va monitorata, così come va monitorato tutto ciò che ne consegue.

Francesco Rizzo

 Psicologo Psicoterapeuta Padova