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«Non ne ho voglia…».

Chi ha un figlio adolescente, di sicuro ha sentito spesso questa frase, o qualcosa di molto simile.

Che si tratti di studiare, di riordinare la stanza, di interessarsi alle principali questioni di attualità, la risposta sembra essere sempre la stessa.

Si tratta di semplice pigrizia?

Beh, l’adolescenza è (anche) pigra.

Certo, parliamo di un’età che contempla anche grandi slanci, grandi entusiasmi.

Però, le energie degli adolescenti sono orientate allo svago, ben più che al dovere.

Un esempio lampante è quello della scuola, la dimensione dell’obbligo più vicina all’esperienza dell’adolescenza.

È nel contesto scolastico che la pigrizia degli adolescenti sembra esprimersi in maniera più accentuata.

Soprattutto, è evidente che rispetto ai propri doveri di studente nessun adolescente sembra mai davvero coinvolto emotivamente.

Si studia, e si va a scuola (oppure, come oggi, si frequentano le lezioni online) unicamente perché si deve.

D’altro canto, però, se la motivazione è così inconsistente, è naturale che si agisca con una certa dose pigrizia: si fa il minimo indispensabile, a volte anche meno.

Pigrizia in adolescenza: cosa nasconde?

È una questione fondamentale: nessun comportamento, quando è accentuato, è banale o insignificante.

Per replicare a questa domanda, però, ci si dovrebbe forse prima chiedere:


perché la pigrizia nel fare ciò che si deve è così caratteristica dell’adolescenza?

La pigrizia in adolescenza va inquadrata all’interno di un bisogno fondamentale di questa età.

Un’esigenza che si biforca in due fondamentali direzioni:

  • emanciparsi;
  • ribellarsi.

In adolescenza, affermare se stessi è una necessità.

L’affermazione di se stessi, ovviamente, non può passare attraverso una piena emancipazione (non ancora).

L’unica modalità a disposizione dell’adolescente è quella di far sentire la sua presenza.

Una soluzione è la tendenza alla suscettibilità e agli scoppi di rabbia.
Ne parlo qui:

Adolescenza: «Mio figlio è sempre nervoso…»

Un’altra forma di “protesta”, simile ma non identica, è quella della costante oppositività:

Adolescenza: «mio figlio non mi rispetta!»

Anche la pigrizia, in un certo senso, è una forma di oppositività.

Spesso, non fare qualcosa ha un impatto sugli altri pari o superiore ad agire in maniera clamorosa.

In adolescenza, la pigrizia diventa un’opportunità per ribellarsi alle costrizioni.

Ribellarsi alle costrizioni, per un ragazzo, significa urlare a gran voce la propria presenza e la propria soggettività.

E infatti, un ragazzo che appare pigro, svogliato, finisce per creare preoccupazione nei genitori.

Accade anche che quella pigrizia si estenda a situazioni normalmente gratificanti per l’adolescente, come ad esempio il tempo passato con gli amici.

In questo senso, ad esempio, sono sempre di più i racconti di genitori allarmati a causa di figli che non fanno altro che stare davanti ai videogame, senza nessun desiderio di fare cose diverse.

Come trattare la pigrizia in adolescenza?

Anche in questo caso, prima di rispondere alla domanda occorre una precisazione preventiva.

La pigrizia non è, di per sé, un male.

Oggi, molto più di ieri, viviamo in un’epoca e in un mondo che esorta all’azione continua.

La modernità incoraggia a riempire il tempo anche quando si è stanchi e si preferirebbe, semplicemente, riposare un po’.

La pigrizia, insomma, è generalmente considerata una debolezza imperdonabile.

Si tratta, come spesso succede, di una questione… di quantità.

Potersi permettere dei momenti di “sana pigrizia“, all’interno delle proprie vite, significa concedersi la possibilità di rifiatare quando serve.

Se la pigrizia diventa l’unica risposta alle incombenze del quotidiano, allora deve scattare un campanello d’allarme.

Nel caso degli adolescenti, si può percepire che il livello di pigrizia e di difficoltà a smuoversi è tale da impedire qualsiasi forma d’azione.

In questo frangente, è necessario approfondire la natura di questa particolare forma di pigrizia.

Come detto, la pigrizia in adolescenza può essere orientata a uno scopo: quella di affermarsi, seppur in modo “traverso”.

Un eccesso di pigrizia può invece nascondere una sofferenza interiore ben più marcata, su cui è bene far luce e intervenire.

Non è possibile individuare delle cause specifiche in grado d’innescare questa forma di pigrizia in adolescenza.

Le ragioni che la ispirano si celano nella storia personale del ragazzo, nel suo carattere e nelle sue esperienze. È da qui che si parte per… capirci qualcosa in più.

In questo caso, comunque, parliamo di una forma di pigrizia particolarmente invalidante, che si allarga a varie situazioni e diventa sempre più intensa.

L’adolescente può

  • smettere di andare a scuola, lamentando un’insopprimibile difficoltà ad alzarsi dal letto;
  • smettere di vedere gli amici, rifiutando ogni occasione di ritrovo sociale (uscite, feste…);
  • smettere di pensare al futuro, che nel suo immediato significa non studiare e non prepararsi a quello che arriverà.

Abbiamo a che fare, in questa situazione, con una pigrizia che è parente prossima della depressione.

Qualcosa che rende la vita indigesta nel presente e impossibile a lungo raggio.

Questa tipologia di pigrizia sfugge spesso all’osservazione proprio perché è meno evidente e clamorosa di altri atteggiamenti adolescenziali.

Anche per questo, però, è particolarmente insidiosa, perché può trascinarsi per anni senza che si intervenga concretamente, ad esempio con un percorso di psicoterapia.

Comprendere la profondità della sofferenza che innesca la pigrizia in adolescenza è il primo passo per restituire vera autonomia al ragazzo e una motivata speranza verso il futuro.

Francesco Rizzo

Psicologo Psicoterapeuta Padova

Psicologo Psicoterapeuta Padova