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«Non sono solo, gioco con gli amici online»

I videogame moderni permettono una fruizione molto diversa rispetto a qualche anno fa – potremmo dire più intensa – e per gli adolescenti sono piuttosto importanti

Molti genitori sono preoccupati da due aspetti che riguardano il gaming in adolescenza: 

  • la quantità di ore trascorse sulle consolle, spesso ritenuta eccessiva;
  • la possibilità che, attraverso il gioco virtuale, il ragazzo finisca per isolarsi.

La prima questione è spinosa e di non facile risoluzione: difficilmente gli adolescenti “barattano” il tempo sui videogame con attività diverse. 

La sfida, in questo senso, è favorire l’integrazione dei videogame nella vita dei ragazzi, e non tentare di eliminarli come si farebbe con un brutto raffreddore.

La seconda questione, che riguarda il potenziale isolamento sociale dei ragazzi, merita una riflessione approfondita. 

I videogiochi, da un po’ di anni a questa parte, consentono una modalità d’interazione particolarmente interessante; una modalità che, in adolescenza, trova terreno fertile per diverse ragioni.

Attraverso le consolle moderne (ma forse oramai qualsiasi genitore ne è al corrente) è possibile collegarsi a Internet e giocare con altre persone a distanza

La possibilità di connettersi alla rete e trovare altri player apre due strade:

  • il ragazzo si organizza con i propri amici (una possibilità importante in tempi di pandemia…);
  • il ragazzo ricerca online persone “nuove” con cui condividere la propria sessione di gioco.

È evidente che se l’adolescente opta per la prima soluzione, non fa altro che trasferire online le proprie abitudini di gioco e di interazione con gli amici

La seconda soluzione, invece, è più delicata.

Adolescenza online: relazione o solitudine? 

La virtualità dei rapporti comporta un rischio:

attraverso la frequentazione del mondo online, l’adolescente può crearsi un mondo alternativo dove potersi sentire se stesso.

In questo caso, parliamo di un ragazzo 

  • che ha pochi amici;
  • che non si sente accettato dagli altri;
  • che fa fatica a stringere relazioni importanti dal vivo.

L’adolescenza contemporanea, più in generale, è particolarmente esposta a questo rischio: il virtuale facilita la possibilità di costruirsi una realtà “extra” rispetto a quella di tutti i giorni.

Questo discorso si applica molto bene proprio ai social più utilizzati dai ragazzi: Instagram, TikTok, Snapchat

Ma anche attraverso il gaming gli adolescenti possono, progressivamente, ritagliarsi uno spazio sempre più privato nel quale gli “estranei” non sono bene accetti.

Sostanzialmente, la ricerca di partner di gioco online può significare due cose:

  • il ragazzo è fiducioso e aperto a nuove conoscenze; nulla di cui preoccuparsi, allora, se non del rischio che il proprio figlio s’imbatta in persone malintenzionate;
  • il ragazzo sente che la possibilità di farsi amici tra le persone che frequenta (es. a scuola) gli è preclusa; in questo caso, deve suonare un campanello d’allarme.

Volendo sintetizzare, si può dire che la differenza tra questi due punti segna anche la differenza tra ricerca di relazione e solitudine in adolescenza attraverso i videogame. 

Il ragazzo del primo caso utilizza l’online come naturale estensione della possibilità di stare con i propri amici, oppure di trovarne di nuovi.

Il ragazzo del secondo caso sfrutta l’anonimato che gli garantisce il web per crearsi una sorta di nuova identità, sulla quale far confluire quasi tutti i propri “sforzi sociali“. 

Più dei videogame, è nocivo l’isolamento

I motivi per cui un ragazzo può sentirsi inadeguato a stabilire relazioni soddisfacenti dal vivo possono essere varie. 

Può trattarsi di un problema di timidezza, o di bassa autostima, insomma, aspetti di personalità che ostacolano la sicurezza in se stessi:

«Non posso piacere a nessuno!»

Un adolescente che non ha amici è un adolescente che soffre. La socialità in adolescenza è una coordinata fondamentale rispetto

  • al benessere attuale del ragazzo;
  • al benessere del futuro adulto che quel ragazzo sarà.

La modalità d’uso dei videogame non deve essere condannata senza appello.

Piuttosto, un certo tipo di uso dei videogiochi può essere trattato come un indicatore di stato.

Se il ragazzo utilizza i videogame per isolarsi dal mondo, è proprio questa dolorosa forma di solitudine a dover esser affrontata.

 

Francesco Rizzo

 

Psicologo Psicoterapeuta Padova