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Adolescenza e relazioni d’amore

La pandemia da Covid-19 ha certamente contratto l’esperienza amorosa degli adolescenti contemporanei.

Eppure, le relazioni d’amore in adolescenza rimangono un dato immodificabile dell’esistenza umana.

È una considerazione che vale anche in quelle situazioni in cui un figlio o una figlia non hanno mai avuto un ragazzo o una ragazza.

L’interesse per la socialità, in senso ampio, assume un carattere particolarmente importante in adolescenza.

Più ancora che nell’età dell’infanzia, in adolescenza il gruppo dei coetanei è una palestra per le interazioni sociali future.

Relazionarsi con i pari età in maniera serena è importante

  • nell’immediato, perché rinforzando l’autostima del ragazzo;
  • a lungo termine, perché la qualità delle relazioni in adolescenza è un indicatore piuttosto attendibile della qualità delle relazioni in età adulta.

Le relazioni d’amore sono una tipologia specifica d’interazioni sociali.

In adolescenza assumono una rilevanza particolare perché 

  • si completano i processi di maturazione sessuale;
  • si approfondiscono le conoscenze su se stessi, sul proprio modo di essere, e quindi sulla propria identità sessuale (che potrebbe non seguire quella biologica).

Interessarsi a una vita di coppia (nonché a una vita sessuale), significa aver portato a compimento queste direzioni di sviluppo personale.

La capacità d’interagire con gli altri e la fiducia di poter piacere a un potenziale partner sono strettamente connesse.

«Mio figlio/a non ha mai avuto il/la ragazzo/a… devo preoccuparmi?»

È una domanda tutt’altro che banale.

Le cause che in adolescenza possono condurre a questo tipo di situazione possono essere molteplici.

Il grado di malessere percepito dal ragazzo o dalla ragazza per il fatto di non avere relazioni d’amore è un primo elemento che senza dubbio legittima una comprensibile preoccupazione.

Se un adolescente lascia intuire (implicitamente o esplicitamente) che sarebbe suo desiderio stare con qualcuno, ma non ci riesce, può essere il caso di

  • “intercettare” la sua frustrazione, con l’obiettivo di mitigarla;
  • comprendere più a fondo le motivazioni che spiegano l’assenza di relazioni.  

Non sempre, però, un adolescente esprime in maniera diretta il suo malessere per il fatto di non avere relazioni d’amore.

Questo vuol dire che il ragazzo non ha interesse per le faccende amorose?

Tendenzialmente no: può voler dire, semmai, che non si sente all’altezza di una relazione, ma che il solo fatto di doverlo comunicare (a se stesso e agli altri) è fonte di stress emotivo

Anche in questo caso, parliamo di un problema di autostima, che il ragazzo può decidere di affrontare fingendo che non sia un problema.

Il punto focale è che

tutti gli adolescenti vorrebbero avere relazioni soddisfacenti con i propri coetanei.

Che si tratti di relazioni amicali o di relazioni sentimentali, poco cambia: il desiderio di piacere agli altri è universale e insopprimibile anche quando non dichiarato.

Adolescenza, relazioni e psicoterapia

Il desiderio di piacere agli altri fa parte del nostro stare al mondo.

Ne consegue che la frustrazione di questo desiderio è un’esperienza particolarmente dolorosa (e questo, tanto in adolescenza quanto in età adulta).

Il grado di sofferenza emotiva è ovviamente variabile di persona in persona, perché ha a che fare con caratteristiche soggettive. 

In generale, però, affrontare la questione può diventare importante sia nell’immediato sia in ottica futura, come detto prima, per:

  • “intercettare” la sua frustrazione, con l’obiettivo di mitigarla;

  • comprendere più a fondo le motivazioni che spiegano l’assenza di relazioni.  

La psicoterapia garantisce una soluzione per entrambe le esigenze.

Affrontare il malessere emotivo legato alla sensazione di non essere all’altezza degli altri/ di non piacergli è già, di per sé, un punto di partenza per invertire il trend.

Questo tipo di dolore interiore, infatti, genera un pericoloso circolo vizioso:

più mi sento in difficoltà con gli altri, più arrivo stressato alle occasioni sociali, più si acuisce la mia fatica relazionale.

Intervenire su questo fattore di stress può quindi generare un miglioramento della condizione psicologica complessiva del ragazzo.

Più nel profondo, può essere fondamentale un lavoro di comprensione delle ragioni che rendono il ragazzo

  • “troppo” timido;
  • “troppo” insicuro
  • troppo sensibile al rifiuto;

e così via.

Comprendere, nel caso di questioni psicologiche dolorose, significa “smontare” le rigidità che impongono un certo tipo di comportamento (es. non posso avvicinarmi a quella persona, perché so che andrà malissimo…).

Arrivare a fondo delle ragioni soggettive che spiegano un certo tipo di difficoltà è il primo, fondamentale passo per correggerle. 

Francesco Rizzo

 Psicologo Psicoterapeuta Padova