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Pigrizia eccessiva in adolescenza

Pigrizia eccessiva in adolescenza: ma quand’è che… la pigrizia si fa eccessiva?

Innanzitutto, una precisazione d’obbligo: nel termine pigrizia non è contenuta nessuna forma di giudizio.

Non è corretto parlarne come se fosse una cosa sbagliata e basta.

Possiamo considerare la pigrizia una manifestazione emotiva e comportamentale, come tante altre forme di espressione di sé.

La risposta sintetica alla domanda d’apertura potrebbe essere:

quando gli impedisce di fare il minimo che viene “richiesto” a un adolescente.

Andare a scuola, studiare, ma anche uscire con gli amici, o fare uno sport.

Insomma, la pigrizia “eccessiva” fa suonare un campanello d’allarme non solo quando s’impone in occasioni di dovere.

Alcuni ragazzi si sentono stanchi e poco desiderosi anche quando si tratta di attività normalmente considerate di piacere.

È legittimo, quindi, provare preoccupazione per un figlio che sembra dimostrare apatia in diverse situazioni ordinarie.

Attraversare momenti di “appannamento” personale è fisiologico, in adolescenza come in età adulta.

Ben più particolare è una pigrizia che sembra continua e immodificabile nel tempo.

Semplice pigrizia… o c’è qualcosa di più?

Qualunque reazione o sintomo “eccessivi” dovrebbero mettere in moto questa domanda.

Al di là delle situazioni in cui questa forma di fiacchezza si presentifica, è necessario chiedersi che cosa c’è sotto.

In adolescenza, la pigrizia può rappresentare una manifestazione esteriore di una depressione mascherata.

Quindi, qualcosa che nasconde un disagio ben più profondo.

Forse, quell’adolescente eccessivamente pigro è un adolescente eccessivamente triste per sentire di poter fare qualsiasi cosa guadagnandone una soddisfazione personale.

Una frase come «non ho voglia di niente» cela spesso un’espressione ben più insidiosa: «sento di non poter fare niente».

Rinunciare ad attività personali e/o sociali può avere il senso di sottrarre l’adolescente a sensazioni molto dolorose.

La pigrizia – così come la stanchezza “eccessiva” – si mettono al servizio di questo bisogno: defilarsi da interazioni con gli altri… o con se stessi.

Alla base può esserci un’autostima personale fragile, che espone l’adolescente all’idea di non essere all’altezza degli altri, o di non potersi permettere le stesse forme di socialità e di divertimento.

Adolescenza, pigrizia… e psicoterapia

La pigrizia in eccesso può essere insomma motivo per “fermarsi” e riflettere su cosa non stia funzionando nella vita del ragazzo.

Un percorso di psicoterapia rappresenta una risorsa preziosa per inquadrare la situazione con più chiarezza, e intervenirvi.

Lavorare sulla pigrizia in psicoterapia significa

  • dare voce a tutte le emozioni inespresse che hanno a che fare col senso d’inadeguatezza e di “depressività”, in grado di nascondersi dietro la poca voglia di far cose;
  • sbrogliare il nodo del desiderio.

Del primo punto si è fatto accenno nelle righe precedenti.

Il secondo è d’importanza inestimabile.

Un adolescente “pigro” è un adolescente che non sa desiderare, o che sente di non poterlo fare.

Il desiderio è una componente essenziale della vita.

Sentire di avere obiettivi e intenzioni realizzabili, a breve e a lungo termine, è fondamentale per motivarsi ad affrontare le giornate con energia.

Questo desiderare può essere legato a propositi concreti (come la scuola) oppure più personali (come una relazione sentimentale).

È necessario comprendere quali siano le cause profonde di questo malessere del desiderio, che si esprime in forma di pigrizia e apatia.

In altri termini, c’è da capire quali siano le motivazioni che fanno da fondamento alla paura di lanciarsi nelle attività.

La psicoterapia va a ricercare esattamente queste origini nascoste del disagio.

Francesco Rizzo

Psicologo Psicoterapeuta Padova