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Sentirsi pesanti 

Sentirsi pesanti per gli altri è un’esperienza particolarmente disagevole.

La sensazione di essere una persona pesante, il più delle volte, non riguarda una circostanza specifica.

Chi parla di sé come “pesante” di solito si descrive come una persona:

  • tendente al “broncio” cronico;
  • incapace di divertirsi con gli amici o col partner;
  • incapace di passare sopra, andare oltre gli screzi;
  • piuttosto permalosa;
  • con interessi molto differenti dagli altri.

In diversi casi, non si tratta soltanto di una autodescrizione.

Molte persone si sentono apostrofate come pesanti da chi sta intorno

Talvolta in tono di scherzo, spesso in maniera più seria.

Percezione personale e percezione esterna si accordano; ne nasce una forma di ipercritica nei confronti di se stessi.

La persona che si sente pesante, insomma, non si piace e teme di non piacere agli altri.

«Sono una persona pesante: perché sono fatto così?»

Questa pesantezza, per chi la prova, diventa una testimonianza di inadeguatezza.

Allo stesso tempo, i tentativi per nascondere queste parti di sé generano spesso un circolo vizioso.

Forzarsi a essere una persona diversa è una fatica dispendiosa quanto dolorosa.

Non basta – e non è giusto! – dire a se stessi

«devo sapermi divertire!»

«non devo attaccarmi così tanto a ciò che mi viene detto…»

«devo sorridere di più!»

per ottenere un cambiamento.

L’elemento fondamentale da non sottovalutare è che essere “pesanti” non è una scelta.

Al contrario, questa caratteristica è allo stesso tempo originata da un malessere e fonte di malessere.

Chi si sente pesante, porta effettivamente un peso addosso.

È il peso di una sofferenza emotiva che funziona come… una palla al piede.

Bisogna liberarsene e basta?

Il peso del dolore (e quello della psicoterapia)

Risulta evidente come questa considerazione di sé come persona pesante ha un costo.

È un ostacolo al benessere, alle relazioni, ma prima ancora allo stare bene con se stessi.

Quando parliamo di senso di pesantezza, parliamo anche di autostima.

D’altro canto, non ci si può liberare di un disagio emotivo come se fosse un elemento di cui sbarazzarsi.

Possiamo definire questa pesantezza come una forma di depressione mascherata.

Una forma di depressione che esprime tristezza per vie più traverse.

Il primo step è comprendere i motivi profondi di questo malessere.

È quanto si propone di fare la psicoterapia, in questi casi.

La psicoterapia è un percorso di “consapevolizzazione”.

Che cos’è che dà vita a questa peculiarità che riguarda me stesso?

Non è una domanda a cui è possibile offrire una risposta universale.

Ma è una domanda che necessita di uno sfogo e di una risposta.

La paura di essere giudicati rappresenta spesso un ostacolo alla possibilità di cominciare una psicoterapia.

E invece, la stanza della psicoterapia è un luogo dove ogni giudizio è bandito.

La focalizzazione e l’ascolto si spostano sulle cause – quelle meno evidenti – del malessere.

Intraprendere un percorso di psicoterapia non vuol dire cambiare dall’oggi al domani.

Grazie all’individuazione dei motivi sottostanti al disagio, la psicoterapia permette innanzitutto di volersi un po’ più bene.

In altri termini, consente di trattare ciò che si è senza senso di colpa.

Concedersi un’opportunità come questa può essere un passo decisivo verso un benessere autentico, non più finto.

Francesco Rizzo

Psicologo Psicoterapeuta Padova