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Amici sbagliati in adolescenza?

Per un genitore è importante conoscere le persone con cui il proprio figlio interagisce tutti i giorni. 

Questa esigenza non sempre si traduce in realtà.

Vale a dire: se c’è un aspetto su cui di solito l’adolescente esprime una certa ritrosia a parlare, questo è proprio il gruppo di amici che frequenta.

I ragazzi mostrano molta gelosia a condividere con i genitori la conoscenza delle persone che hanno intorno. 

Questo succede perché l’adolescente sente il bisogno di tenere “staccati” i due mondi:

  • quello della famiglia, percepito come normativo e “regolante”;
  • quello degli amici, dove sente di poter essere se stesso (o perlomeno, ricerca questa sensazione).

La preoccupazione dei genitori cresce quando s’impone la convinzione che il proprio figlio frequenti gli amici sbagliati

“Amici sbagliati”, per dirla in sintesi, sono quelli che portano il proprio figlio sulla strada sbagliata.

Persone che lo spingono a compromettersi con comportamenti pericolosi, come alcol o droghe.  

Oppure, amici che sembrano acuire la sua propensione a scatti d’ira e atteggiamenti provocatori.


«Da quando frequenti quei ragazzi non sei più lo stesso!»

Il tipo di frustrazione che si genera in questi casi attiva un circolo vizioso. 

Più si accentua la percezione che stia succedendo qualcosa di pericoloso, più si prova a far domande al figlio, più porte in faccia si ricevono. 

Qual è il senso di una “amicizia sbagliata”?

La preoccupazione genitoriale, in queste situazioni, è comprensibilmente legata alle possibili conseguenze.

Ed è certamente difficile “zittire” questo tipo di apprensione.

Vale la pena, però, fare prima di tutto un pensiero sul perché il proprio figlio frequenti proprio quel tipo di persone.

In generale, l’adolescenza è una stagione della vita che si caratterizza come un’età di sfida.

Può trattarsi di una sfida aperta e dichiarata, della serie 

«Io faccio quello che voglio e voi non potete fermarvi!»

oppure di una sfida meno pronunciata, come è spesso il caso dell’apatia.  

Fatto sta che l’adolescente avverte il bisogno di assumere una posizione forte per emergere e affermarsi come soggetto a sé

Questa posizione non è mai del tutto lontana da quello che, intimamente, il ragazzo in questione porta dentro. 

Nel caso di ragazzi che frequentino amicizie “sbagliate”, questo significa che quelle amicizie gli permettono di esprimere parti di sé che altrimenti non riuscirebbe a tirare fuori

Non riuscendo a far emergere queste caratteristiche in maniera diretta, il ragazzo si affida a una serie di comportamenti e di scelte che gli consentono di portare alla luce tutto se stesso

Amici sbagliati in adolescenza: quando preoccuparsi?

È chiaro che la preoccupazione è legittima quando c’è evidenza del fatto che l’influenza di determinati compagni induce il ragazzo a comportamenti a rischio

Questa ovvia sottolineatura, purtroppo, non rende certo più facile però affrontare il problema

Come accennato, in questi casi il rischio è quello di avvitarsi in un pericoloso circolo vizioso, nel quale più si esprime preoccupazione, più si “rinforza” nell’adolescente il gusto di questa particolare sfida (agli altri e a se stesso).

L’attenzione, per quanto difficile sia, va convogliata sulle cause profonde che spingono il ragazzo a cercare in maniera così attiva dei comportamenti clamorosi

Il messaggio difficile da trasmettere è questo

esisti, e sei importante, anche senza dover far sentire la tua presenza in modo così “rumoroso”.

Altrettanto importante e difficile al contempo è rispettare il bisogno del ragazzo di assumere un atteggiamento così “estremo”.

È (anche) con comportamenti estremi che l’adolescente prova a costruire la propria identità

Il punto, quindi, non è “condannare” le decisioni del figlio, impedirgli di frequentare quelle persone o forzarlo a sceglierne altre.

Il punto è comprendere a fondo perché, per il ragazzo, non sia pensabile un’alternativa diversa.

Esigenza di un po’ di esibizionismo?

Desiderio di sentirsi forte stando con quelli forti?

Oppure di sentirsi “figo” stando con quelli “fighi“?

O ancora, di fare come un vanto dell’etichetta di “impopolare” che qualcuno gli ha cucito addosso, frequentando altre persone che sente esattamente come lui?

Le motivazioni possono essere tante, e per aiutare il proprio figlio, vanno approfondite. 

Francesco Rizzo

 Psicologo Psicoterapeuta Padova